Una
giornata indimenticabile
Sabato 17/11/2007
E’
una gelida mattina quella di sabato 17/11/07, intirizziti dal freddo ci
troviamo con gli amici di sempre alla stazione ferroviaria di Imola per
attendere un reduce americano dell’88.ma Divisione USA.
Il
treno proveniente da Firenze/Bologna riparte e apparentemente non scarica
nessuno che abbia le caratteristiche che ci attendiamo e per un attimo abbiamo
il timore di avere sbagliato tutto.
Improvvisamente
ci avvicina una signora sulla cinquantina a fianco di un arzillo signore
ottantacinquenne che porta un cappellino tipico dei veterani combattenti e non
abbiamo più dubbi.
E’
ritornato in Italia dopo 63 anni Henry Falcon Sergente dell’88.ma Divisione
di Fanteria Americana, 350.mo
Reggimento, Compagnia L decorato con la Purple Heart (per le ferite riportate
in guerra).
All’inizio
il suo atteggiamento è di leggero imbarazzo di fronte ad una telecamera, ma
pian piano incalzato dalle nostre bramose domande ritornano alla mente ricordi
di gioventù e di periodi mai dimenticati ed Henry ci rende partecipi di suoi
momenti di vita.
Così
scopriamo che la Sua seconda guerra mondiale ha origine in un campo di
addestramento dell’Oklahoma dove riceve i brevetti di tiratore scelto con
fucile e mitragliatrice e il grado di caporale. Ricorda il suo avvicinamento
verso la guerra mediante un
interminabile viaggio via mare e lo sbarco in Africa, Casablanca, Orano e i primi combattimenti sulla linea Gustav,
ma le domande che è lui a rivolgere a noi sono le più significative e cariche
di storia “..fui ferito a Castel Del Rio, ma dove è?..” e “…ma Monte
Battaglia dove si trova??... quando ci andiamo??.
Nomi
legati indissolubilmente alla sua vita, nomi di località entrati nella
storia dell’88.ma Divisione perché teatro di sanguinosi combattimenti e
riportati in tutti i resoconti ufficiali delle battaglie, ma ben chiari
soprattutto nella memoria di coloro che su quei monti c’erano.
Ci
rechiamo a Castel Del Rio, ma lui
in realtà questa località non l’ha mai vista in quanto ferito
precedentemente alla liberazione della città.
“….
Era la mattina presto del 25 settembre del 1944 la mia
compagnia stava avanzando combattendo lungo il crinale verso Monte
Battaglia, una bandiera bianca appare su una postazione occupata da alcuni
tedeschi, il mio capitano si alza
e avanza verso di loro, ma improvvisamente una raffica di mitragliatrice lo
colpisce in tre punti, al collo, ad una spalla e al fianco. Sotto il fuoco
nemico tento di avvicinarmi al capitano per portargli soccorso, ma vengo a mia
volta colpito ad un ginocchio. Dopo poco arrivano gli uomini della sanità che
in un primo momento ci danno per morti entrambi, poi uno di loro tenta di
caricarsi sulle spalle il capitano ma essendo questi molto alto e
grosso, non ci riesce. Devo attendere ancora molto prima che i barellieri mi
portino dapprima in una stalla assieme ad altri feriti poi attraverso passaggi
scoscesi, sentieri e boschi alle ambulanze del fondovalle del Santerno poi ad
un Ospedale da campo ed infine alle retrovie a Firenze… ”.
Henry
ritiene il suo capitano morto ricordando la gravità delle ferite riportate, in
realtà lo ritroverà anni dopo in America ad un raduno di veterani e reduci.
La
giornata prosegue con la visita al museo della guerra di Castel Del Rio dove
Henry riconosce perfettamente equipaggiamenti, oggetti utilizzati tanti anni
prima e si ferma di fronte ad una bomba da mortaio tedesca dicendo, “…
queste non si sentivano arrivare!..”.
Le
nostre interminabili domande continuano poi di fronte ad un buon piatto di
tortelli e funghi fritti ed Henry instancabilmente risponde cercando di
ricordare luoghi, episodi, persone
e ci mostra fotografie ingiallite dal tempo nelle quali appare un giovane
ragazzo in divisa statunitense sorridente accanto ai suoi fratelli anche loro
partiti l’uno per il Pacifico e l’altro arruolato nella 101.ma Divisione
aviotrasportata Americana morto sempre in Settembre del 1944 in Olanda.
Dopo
il pranzo ci spostiamo verso la cima di Monte Battaglia.
Arriviamo
sotto la rocca, è pomeriggio inoltrato non c’è nessuno all’infuori di
noi, soffia un vento gelido ed Henry è arrivato dove voleva arrivare.
Ci
spostiamo per un sentierino tortuoso aiutando Henry sino al cippo eretto a
ricordo di un altro combattente americano dichiarato disperso per 54 anni le
cui spoglie furono ritrovate nel 1998 e anche lui casualmente appartenuto alla
compagnia L sempre del 350.mo Reggimento.
Gli
mostriamo la catena degli Appennini a Sud,
Valmaggiore, Monte Acuto, dove lui probabilmente fu ferito e per un
attimo le nostre domande si fermano, siamo commossi nel vedere quest’uomo
fissare in silenzio l’orizzonte; chissà cosa gli passerà per la mente,
compagni caduti, privazioni,
ricordi di una gioventù passata, “...non credevo che avrei mai più rivisto
questi luoghi..” ci dice, e un
groppo alla gola ci prende.
Cosa
ha spinto quest’uomo ottantacinquenne ad affrontare un viaggio dalla
California sino a Monte Battaglia?
Di
fronte a noi non abbiamo un eroe, neppure lui credo si ritenga tale, ma uno dei
tanti giovani mandati al fronte che hanno fatto la loro parte durante la
seconda guerra mondiale.
Percepiamo
la sua riconoscenza per avergli fatto vivere questi brevi momenti e quando ci
salutiamo abbracciandoci come vecchi amici su quella cima battuta dal vento
gelido le sue parole sono “… ci rivedremo lassù ..” indicando il cielo.
Ciao
Henry, grazie per avermi fatto trascorrere questa giornata.
Daniele
Corazza
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