Dalla linea Gotica alla linea Laura

Renzo Grandi , Daniele Corazza , Valerio Calderoni

e gli amici ricercatori raccontano...

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Al Museo di Castel del Rio

 

Henry falcon con il cognato

 

 

 

 

 

 

 

 

Una giornata indimenticabile

Sabato 17/11/2007 

E’ una gelida mattina quella di sabato 17/11/07, intirizziti dal freddo ci troviamo con gli amici di sempre alla stazione ferroviaria di Imola per attendere un reduce americano dell’88.ma Divisione USA.

Il treno proveniente da Firenze/Bologna riparte e apparentemente non scarica nessuno che abbia le caratteristiche che ci attendiamo e per un attimo abbiamo il timore di avere sbagliato tutto.

Improvvisamente ci avvicina una signora sulla cinquantina a fianco di un arzillo signore ottantacinquenne che porta un cappellino tipico dei veterani combattenti e non abbiamo più dubbi.

E’ ritornato in Italia dopo 63 anni Henry Falcon Sergente dell’88.ma Divisione di  Fanteria Americana, 350.mo Reggimento, Compagnia L decorato con la Purple Heart (per le ferite riportate in guerra).

All’inizio il suo atteggiamento è di leggero imbarazzo di fronte ad una telecamera, ma pian piano incalzato dalle nostre bramose domande ritornano alla mente ricordi di gioventù e di periodi mai dimenticati ed Henry ci rende partecipi di suoi momenti di vita.

Così scopriamo che la Sua seconda guerra mondiale ha origine in un campo di addestramento dell’Oklahoma dove riceve i brevetti di tiratore scelto con fucile e mitragliatrice e il grado di caporale. Ricorda il suo avvicinamento verso la guerra  mediante un interminabile viaggio via mare e lo sbarco in Africa,  Casablanca, Orano e i primi combattimenti sulla linea Gustav, ma le domande che è lui a rivolgere a noi sono le più significative e cariche di storia “..fui ferito a Castel Del Rio, ma dove è?..” e “…ma Monte Battaglia dove si trova??... quando ci andiamo??.

Nomi  legati indissolubilmente alla sua vita, nomi di località entrati nella storia dell’88.ma Divisione perché teatro di sanguinosi combattimenti e riportati in tutti i resoconti ufficiali delle battaglie, ma ben chiari soprattutto nella memoria di coloro che su quei monti c’erano.

Ci rechiamo a  Castel Del Rio, ma lui in realtà questa località non l’ha mai vista in quanto ferito precedentemente alla liberazione della città.

“…. Era la mattina presto del 25 settembre del 1944 la mia  compagnia stava avanzando combattendo lungo il crinale verso Monte Battaglia, una bandiera bianca appare su una postazione occupata da alcuni tedeschi, il  mio capitano si alza e avanza verso di loro, ma improvvisamente una raffica di mitragliatrice lo colpisce in tre punti, al collo, ad una spalla e al fianco. Sotto il fuoco nemico tento di avvicinarmi al capitano per portargli soccorso, ma vengo a mia volta colpito ad un ginocchio. Dopo poco arrivano gli uomini della sanità che in un primo momento ci danno per morti entrambi, poi uno di loro tenta di  caricarsi sulle spalle il capitano ma essendo questi molto alto e grosso, non ci riesce. Devo attendere ancora molto prima che i barellieri mi portino dapprima in una stalla assieme ad altri feriti poi attraverso passaggi scoscesi, sentieri e boschi alle ambulanze del fondovalle del Santerno poi ad un Ospedale da campo ed infine alle retrovie a Firenze… ”.

Henry ritiene il suo capitano morto ricordando la gravità delle ferite riportate, in realtà lo ritroverà anni dopo in America ad un raduno di veterani e reduci.

La giornata prosegue con la visita al museo della guerra di Castel Del Rio dove Henry riconosce perfettamente equipaggiamenti, oggetti utilizzati tanti anni prima e si ferma di fronte ad una bomba da mortaio tedesca dicendo, “… queste non si sentivano arrivare!..”.

Le nostre interminabili domande continuano poi di fronte ad un buon piatto di tortelli e funghi fritti ed Henry instancabilmente risponde cercando di ricordare luoghi, episodi,  persone e ci mostra fotografie ingiallite dal tempo nelle quali appare un giovane ragazzo in divisa statunitense sorridente accanto ai suoi fratelli anche loro partiti l’uno per il Pacifico e l’altro arruolato nella 101.ma Divisione aviotrasportata Americana morto sempre in Settembre del 1944 in Olanda.

Dopo il pranzo ci spostiamo verso la cima di Monte Battaglia.

Arriviamo sotto la rocca, è pomeriggio inoltrato non c’è nessuno all’infuori di noi, soffia un vento gelido ed Henry è arrivato dove voleva arrivare.

Ci spostiamo per un sentierino tortuoso aiutando Henry sino al cippo eretto a ricordo di un altro combattente americano dichiarato disperso per 54 anni le cui spoglie furono ritrovate nel 1998 e anche lui casualmente appartenuto alla compagnia L sempre del 350.mo Reggimento.

Gli mostriamo la catena degli Appennini a Sud,  Valmaggiore, Monte Acuto, dove lui probabilmente fu ferito e per un attimo le nostre domande si fermano, siamo commossi nel vedere quest’uomo fissare in silenzio l’orizzonte; chissà cosa gli passerà per la mente, compagni caduti,  privazioni, ricordi di una gioventù passata, “...non credevo che avrei mai più rivisto questi luoghi..” ci dice,  e un groppo alla gola ci prende.

Cosa ha spinto quest’uomo ottantacinquenne ad affrontare un viaggio dalla California sino a Monte Battaglia?

Di fronte a noi non abbiamo un eroe, neppure lui credo si ritenga tale, ma uno dei tanti giovani mandati al fronte che hanno fatto la loro parte durante la seconda guerra mondiale.

Percepiamo la sua riconoscenza per avergli fatto vivere questi brevi momenti e quando ci salutiamo abbracciandoci come vecchi amici su quella cima battuta dal vento gelido le sue parole sono “… ci rivedremo lassù ..” indicando il cielo.

Ciao Henry, grazie per avermi fatto trascorrere questa giornata.

 

Daniele Corazza  

 

 

 

Falcon brothers

 

Monumento ai Polacchi

 

AL museo

 

M. Battaglia